Et voilà, pubblicata su "la Voce di Romagna", inserto del lunedì "la Voce delle donne", l' 1/08/2009
“TEMPORALI NUOVE”- intervista a Giacomo Civettini
Giacomo Civettini, giovane scrittore riminese nonché studente della Facoltà di Lettere a Bologna e allenatore di pallacanestro, ha esordito nel mondo dell’editoria con la raccolta di novelle “Temporali Nuove”, seconda sua produzione, riscuotendo immediato interesse.
A costituire il filo conduttore è un’esistenza fuori dal coro, ebbra di giovinezza, al limite della follia, che tiene strette in pugno le comuni convinzioni del mondo e le plasma, le calpesta, le domina e le irride. Si delinea così il percorso di crescita di un’anima nobile e al contempo “bruciata”, perennemente in equilibrio fra razionalità e devianza.
In anteprima alla presentazione della sua opera all’interno della manifestazione “Moby Cult”, che si svolgerà a Rimini dall’1 al 30 agosto, Giacomo mi concede un’intervista, desideroso di un contatto più diretto con un pubblico di estimatori giovani e meno giovani.
Quanto è importante per lei scrivere? Come si è avvicinato al mestiere di scrittore?
Subito dopo la maturità ho smesso di giocare a pallacanestro a livello agonistico, e ancora non avevo scelto il percorso universitario. Perciò, in quei due, tre mesi di stand- by, ho cominciato a scrivere il mio primo romanzo, un giallo, per passare il tempo, cimentarmi in qualcosa di nuovo e diverso. La scoperta di un’inclinazione per la scrittura è inoltre servita ad orientarmi negli studi.
Giacomo, detto Jack, narra in prima persona momenti salienti della propria infanzia, adolescenza ad età adulta. Sembrerebbe una sorta di autobiografia, ma ciò è anagraficamente impossibile. Quanto assomiglia Jack a Giacomo Civettini?
Jack, protagonista delle novelle, è un mio alter ego potenziato: sono riflessivo, pigro e un po’introverso per natura. Sono stati i miei amici, allegri, vulcanici, in cerca di emozioni forti, a tirarmi fuori dal mio guscio, ad aprirmi le porte di un’esistenza unica, coraggiosa e alternativa. Il gruppo esorcizza le paure, non ti lascia mai solo, ti interroga, ti mette alla prova. Perciò molti dei personaggi delle novelle esistono realmente e le avventure notturne degli anni giovanili prendono spunto da fatti reali. Per esempio, non sono mai andato in motoscafo alla Baia Imperiale, né sono esperto di nautica, ma una sera avevamo in programma un giro in barca, che poi non si è mai effettuato.
Jack è una sorta di antieroe moderno che si ribella ai tentativi di omologazione della società a suon di serate da sballo, alcool e, in minor misura, droga. Non nego che l’estasi dionisiaca spinga a sconsideratezze che normalmente non si farebbero, ma come ritenere che si possa veramente scuotere gli animi con simili mezzi?
Mi appassionano gli autori della Beat Generation, che palesavano il loro malessere nei confronti della società in maniera esplosiva e sregolata: fumavano, si drogavano, falciavano chilometri senza meta. Ho fatto mia quella filosofia di vita, più che negli atti negli ideali: bevendo allontani il “nemico invisibile” che ti fa soffrire e ti senti libero di sfogarti, di infrangere le regole, anche se per poco tempo.
Nella vita di Jack ci sono molti vagabondaggi, lavoretti saltuari e mal pagati, nessun punto di riferimento. Non è meglio che i giovani usino le proprie forze per cambiare la società dall’interno, piuttosto che viverne ai margini per poi estromettersene volontariamente?
Il lettore attento capirà che non ho affatto voluto inneggiare alle devianze. Lo scopo di Jack e dei suoi compagni è quello di mostrare un’alternativa ad una società che appiattisce ed annulla ogni originalità; i mezzi che ho scelto sono volutamente volti ad impressionare: le emozioni che ne scaturiscono sono incontrollabili, potenzialmente pericolose, è vero, ma nascono da un malessere autentico, e non finiscono per ledere la libertà di nessuno. Credo che i giovani d’oggi debbano saper scegliere consapevolmente i loro modelli, cambiare le regole, se necessario, ma con testa. Se una devianza diventa moda di massa (penso ad esempio al fenomeno Emo), il malessere che ne era originariamente sotteso si perde, diventa finto. Se ti tagli perché fai fatica a trovare il tuo posto nel mondo, non te ne fai motivo di vanto: allo stesso modo, quando (per un periodo ho avuto problemi di alcolismo) mi trovavo a bere da solo, non ne andavo fiero.
Il rifiuto della religione e di ogni colore politico non le impedisce di attribuire valore al destino.
In realtà, non è il destino a preoccuparmi. L’essermi immaginato barbone può essere benaugurate per il futuro, perché così posso sperare in qualcosa di meglio!(ride) Direi che ciò che più mi ossessiona è lo scorrere del tempo, il sapere che prima o poi vivrò di ricordi, che, inibito dalla vecchiaia, potrò perdermi qualcosa.
Alla fine Jack si ritrova sfiduciato, incompreso e solo contro tutti; l’unica arma che gli rimane è l’indifferenza. Perché, però, considera la sua condizione di barbone migliore di quella di Lucio, architetto famoso e stimato?
Jack è un “sovvertitore”, un “overreacher”: nonostante tutto rimane fedele ai propri ideali; pur avendo fallito la sua missione principale, non dà alla società la soddisfazione di averlo inglobato. Trovo invece difficile che uno come Lucio, con un lavoro stimolante, una famiglia, una buona posizione, riesca a guardare le gaie prodezze della giovinezza senza malinconia e possa avere la fantasia di creare situazioni particolari anche a quarant’anni, con la stessa voglia di immortalità. Quelli che ce la fanno sono highlanders, uomini che vivono ad una frequenza più alta degli altri.
Jack non è per nulla stupido, è anzi dotato di grande sensibilità. Le novelle sono costellate da eventi simbolici su cui il protagonista, e il lettore insieme, sono portati a riflettere. Alcune però sono davvero difficili da capire. Come si possono interpretare?
Mi è piaciuto arricchire di visioni struggenti e metaforiche alcuni “passaggi di vita”, sulla falsariga delle epifanie di Joyce, che consistono appunto nel rievocare un ricordo nel momento in cui giunge una particolare percezione inaspettata. Quelle che considero più significative sono quelle che si svolgono sul lago. La distesa d’acqua rappresenta la società da cui dipendono i pescatori per il proprio sostentamento: a volte, come il pescatore che non prende nulla, non troviamo in essa nulla che fa per noi, altre volte invece sembriamo avere successo per poi perdere improvvisamente tutto, come il pescatore che rimane senza una mano, a volte dobbiamo difenderci anche dai cigni, natura “matrigna” che ci “corrode” lentamente.
Lo scenario privilegiato delle novelle è Rimini, simbolo di trasgressione ma anche luogo di ricordi (la campagna di Perticara) e di tradizioni (la “focheraccia”). Così l’anticonformismo diventa parte integrante della “grezzuria” del riminese doc. Senza Rock Island o Fontana della Pigna le esperienze di Jack avrebbero assunto un significato diverso?
Certamente. Rimini in fin dei conti è un paesone dove ci si conosce tutti, una città aperta al divertimento, alla cultura, al sagre, agli incontri. Rimini è ospitale, caratteristica, vitale, una specie di mondo in piccolo. Al contrario Bologna è sfuggente, vialoni grigi in un’immensa periferia: perfino il centro è dispersivo, non lascia traccia negli animi.
Lo stile è schietto, volutamente colloquiale, persino nell’intercalare, salvo poi innalzarsi nei momenti meditativi. Quale dei due registri ti rispecchia di più?
Sono stato rimproverato dal mio editore per il linguaggio troppo dotto, che andava ad “appesantire” tematiche già non facili. Per i lettori meno perspicaci, dunque, ho aggiunto l’introduzione e reso le parti narrative più vivaci e simili alla parlata degli eterni scontenti della Beat Generation, cui ho voluto rendere omaggio. Comunque preferisco i periodi ipotattici, che solleticano gli intelletti e lasciano dietro di sé emozioni ingarbugliate.
Da poco ha intrapreso la stesura di una nuova opera. Qualche anticipazione?
Nel prossimo romanzo vedrete dialogare, in rivisitazione della “maniera” pirandelliana, le due diverse componenti del mio carattere: quella ritrosa e indolente con quella avventurosa e alternativa. Non so ancora quale avrà la meglio!
Giulia Ceccarelli