sabato 25 febbraio 2012

L'inchiesta "Viale Ceccarini" (1)

Viale Ceccarini è il viale storico della Riccione bene, famoso in tutto il mondo per lo shopping esclusivo che danarosi clienti italiani e stranieri, a partire dagli anni '50, si concedevano passeggiandovi. ma ora pare che "La dolce vita" per il Viale stia volgendo al termine, a causa dell'arrivo delle cheap brands e delle multinazionali, della mancanza di decoro urbano e degli alti affitti . Oppure no? Ho raccolto pareri tra i negozianti, quelli "storici" e quelli "appena arrivati".

pubblicati il 04/09/2011

"Un regolamento per i nuovi negozi"
 Lo chiede Valeria Ferretti per far tornare le boutiques

RICCIONE- Dove c'erano le brand della moda di fama internazionale ora ci sono monomarche cheap. A lanciare il grido dall'allarme sono i titolari delle boutiques storiche di Viale Ceccarini, che vedono il Viale accogliere un numero sempre maggiore di negozi dalla clientela popolare e indifferenziata. Il fenomeno non è nuovo: sono anni che, su queste pagine, i pochi commercianti di qualità rimasti denunciano l'affollarsi delle grandi catene su quello che è il Viale dello shopping per eccellenza.
“Papete, un marchio di notevole richiamo turistico, ha chiuso poco tempo fa e ha venduto i locali alla Geox- dice Valeria Ferretti, titolare della boutique Ferretti.- Anche Dolce e Gabbana, dopo essere passato alla vendita di collezioni prete a porter di serie B, sta ormai per cedere l'attività, e  Calzedonia ha preso il posto del negozio di alta moda Rossi. Noi pochi “sopravvissuti” siamo stati costretti ad accettare, come vicini e concorrenti, esercizi come Kiko, Sisley e Movie, che, pur di avere uno spazio su una vetrina prestigiosa come Viale Ceccarini, sono disposti a offrire ai proprietari degli stabili somme elevatissime per ottenerne l'affitto o l'acquisto. Lasciando libertà di entrata nel mercato alle monomarche commerciali -si indigna la Ferretti,- l'immagine di Viale Ceccarini è destinata a svalutarsi sempre di più.”
“Infatti- continua la Ferretti- i turisti italiani, sorpresi dell'omologazione agli standard “made in USA” che ormai contraddistingue il viale, e delusi di non trovare più i prodotti di lusso per cui Riccione era famosa, diradano di anno in anno sempre di più le loro visite. Gli shoppers che, oggi, ci permettono di tirare avanti le attività sono prevalentemente slavi; ma anch'essi spesso costatano che 'Riccione sta diventando come tutti gli altri posti', confermando la disarmante perdita di lustro che le nostre vetrine stanno subendo”.
“Per contrastare questa altrimenti inesorabile decadenza- rivela Valeria Ferretti- noi negozianti di alta moda ci appelliamo al sindaco e all'amministrazione. Chiediamo un regolamento specifico che indichi restrittivi requisiti di qualità per le “new entry” che intendono esporre i loro prodotti sul Viale, affinchè siano una garanzia per i clienti e tornino a far brillare Viale Ceccarini dei fasti della  'Riccione da bere'. Molti altri comuni italiani, come Capri, Roma e Ostuni si sono mossi in questo senso, salvaguardando le loro vie di 'passeggio Made in Italy' dagli onnivori colossi d'oltreoceano: non vedo perchè Riccione non potrebbe fare altrettanto”.
Speriamo che le autorità competenti, recandosi in centro, aprano gli occhi sulla triste realtà del Viale, e, in attesa di un soddisfacente piano regolatore “speciale”, si prodighino almeno per ripensare all'arredo urbano della nostrana Via dello shopping.
                                         Giulia Ceccarelli

 "Abbiamo perso lo stile originale"
Arianna Balducci (Sveva): "Sono monomarche di bassa lega"

RICCIONE- (gc) I “colossi” commerciali internazionali penetrano nell'arteria più celebre di Riccione, e a lamentarsi dell'appiattimento di un'offerta nota per la sua creatività e la sua capacità di anticipare le nuove tendenze non è solo l'atelier di Valeria Ferretti.
Arianna Balducci, titolare dell'esclusiva boutique “Sveva”, dice: “A svilire il prestigio di Viale Ceccarini è il dubbio gusto estetico e la sostanziale mancanza di uno stile originale che caratterizza queste monomarche di bassa lega; e dire che basterebbe arredare in modo meno approssimativo gli interni e allestire con più cura le vetrine. Evidentemente l'amministrazione non capisce che a rendere famoso il Salotto in tutto il mondo è stata la capacità di proporre prodotti unici ed esclusivi per un pubblico selezionato; le grandi catene si possono trovare ovunque. Se il Viale le accetta, finirà per non distinguersi più tra le altre 'Vie del Corso' italiane”.
A questa dichiarazione fa eco il titolare di Nick & Sons, Pietro Mercaldo, che afferma preoccupato: “A causa dell'arrivo dei vari Pinko e Sisley, stiamo perdendo gli shoppers più attenti alle tendenze e più versati all'acquisto di capi di grande firma. E d'altro canto, la clientela che entra nei nostri negozi, sempre più abituata a vestirsi in monomarca standardizzati, raramente sa apprezzare e riconoscere i capi di stile e i prodotti di qualità. Mi sento come un cuoco che propone sushi a chi vuole spiedini alla griglia”, conclude.





 "Prima rinnoviamo questo Salotto"
Michele Bruno e una "location" ormai fuori dal tempo

RICCIONE- (gc) Sul fenomeno “brutta monomarca sempre più invadente”, c'è anche chi ha una diversa linea di pensiero, come Michele Bruno, titolare di Swarowskij e vicepresidente del consorzio Viale Ceccarini. A sentire lui, questa (ineluttabile?) svolta nel settore dell'abbigliamento corrisponde ai tempi di oggi, dove imperano il mercato di massa, le esigenze di un pubblico giovane senza grandi disponibilità economiche, e una globalizzazione totalizzante e uniformante. “Mi piacerebbe tornare al Viale Ceccarini dei nobiluomini in smoking e delle dame in eleganti pellicce, -dichiara Michele, -ma questa non è più un'immagine attuale. Ora passano di qui turisti per tutte le tasche, che talvolta si possono permettere solo le grandi catene, e, volenti o nolenti, a 'onnivori di moda', siamo costretti a dare quello che cercano.
I nostri amministratori si sono mai chiesti come mai le prime linee di maison all'avanguardia non sono interessate a Riccione? A non essere adeguata agli standard di eleganza dei garndi ricchi è la location generale. Per saper rispondere alle esigenze di un pubblico di lusso, ci sarebbe bisogno di eventi non solo balneari, ma anche culturali, che attirino turisti in ogni momento dell'anno, di strutture alberghiere di alto e altissimo profilo e di un nuovo design urbanistico del viale. A questo proposito vorrei far partire un progetto in collaborazione l'Istituto d'arte: produrre 10 panchine di pop art da porre nel Salotto, utili e piacevoli alla vista. Ora i singoli esercizi sono costretti a mettere fuori i propri divanetti! Bisognerebbe inoltre tenere più pulito e vigilare sull'abbigliamento dei passanti, che attualmente si fermano dei negozi risalendo direttamente dalla spiaggia.
Solo così ci saranno le condizioni per migliorare la qualità complessiva dell'offerta del viale, e si potrà pensare di escludere dal mercato chi non rispetta determinati standard.”

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