domenica 26 febbraio 2012

L'inchiesta "Viale Ceccarini" (3)

Ancora sdegno e idee per il rilancio del Viale da parte di artigiani ed esercenti.

pubblicati il 07/09/2011

"Il Comune non ci tutela"
Anna Baleani: "Basta vedere l'arredo urbano"
 RICCIONE- Che sia un segno di declino o un cambio di pelle, le grandi firme e le boutiques di qualità su Viale Ceccarini sono ormai in via d'estinzione. Si fa sempre più fitto il coro dei negozianti di prodotti di lusso che, come riportato negli ultimi giorni su queste pagine, fanno presenti i rischi che comporta una massiccia presenza di grandi catene nel “Salotto buono” di Riccione: l'aumento degli affitti (che ha favorito la rendita immobiliare di chi, come Papete, ha preferito cedere l'attività invece di restare sulla piazza), un appiattimento verso il basso dell'offerta e la fine di un Viale Ceccarini fatto di imprenditori locali che vanno in giro per il mondo alla ricerca di novità di stile. Altro problema è quello della povertà del cattivo stato di un arredo urabano non adeguatamente tutelato, che al “Salotto” non fa onore. E proprio da quest'ultimo punto parte Anna Baleani, titolare dell'omonima gioielleria e membro del Consorzio 'Viale Ceccarini', che inzia dall'autocritica: “I negozianti stessi dovrebbero, per primi, salvaguardare l'immagine del Viale, tenendo pulite vetrine, stipiti, insegne e l'impiantito antistante agli esercizi. Si dovrebbero inoltre rispettare gli orari di carico e scarico merci, che dovrebbe avvenire in modo ordinato per non infastidire passanti e vicini. Ma”, aggiunge, “l'amministrazione dovrebbe far rispettare le regole, monitorando il comportamento di passanti imbrattatori e di esercenti scorretti. La polizia municipale, invece, qui non si vede mai, e se noi commercianti vogliamo avere un servizio di sicurezza notturno, dobbiamo organizzarci autonomamente. Il disimpegno dell'amministrazione, che usa il 'Viale dello shopping' solo per fare cassa, si nota anche nella manutenzione della strada: Hera passa per le pulizie una sola volta al giorno; Geat, tempo fa, ne passava due. E, se si rompe il sampietrino, le riparazioni vanno per le lunghe.” Rispetto all'arrivo delle monomarche cheap, Baleani afferma. “L'amministrazione non è abbastanza autorevole per tutelare Viale Ceccarini con regolamenti speciali come accade in altre realtà italiane, e non ha nemmeno tentato di creare patnership con sponsors d'elite, che potrebbero anche sopperire alla mancanza di fondi che il Comune lamenta. Contro le leggi di un mercato aperto a qualunque 'new entry', noi negozianti d'elite possiamo solo tenere duro e proporci al meglio. Non è impossibile: la globalità del Viale non ha solo compratori 'di massa' che certe 'drogate' ricerche di mercato vorrebbero farci credere; prova ne sia che esistono, fra 'Salotto' e dintorni, ben 14 gioiellerie di lusso che, nonostante la crisi, riescono a chiudere in positivo i loro conti. La clientela affezionata, che cerca il gioiello originale e fatto su misura, non è scomparsa, è solo cambiata la sua composizione: meno italiani e più slavi.”
“Certo”, si infervora Baleani, “la nostra immagine avrebbe più lustro se le plance pubblicitarie che ingombrano selvaggiamente il viale non coprisse le nostre vetrine. A questo proposito, il Consorzio ha chiesto più volte di poter gestire autonomamente la pubblcità del Viale, o almeno avere un interlocutore definito in Municipio cui esporre le proprie rimostranze, ma è sempre rimasto inascoltato. Il Consorzio chiede anche”, continua Anna Baleani, “di aver voce in capitolo sugli eventi che coinvolgono il 'Salotto'; lodevole è stata l'organizzazione dello show di Eleonora Abbagnato, i cui costi sono stati sopstenuti solo da uno di noi, Petronius: in futuro, ottenuta libertà d'azione, potremmo accordarci per altre manifestazioni di cultura e spettacolo per un pubblico 'alto'.”
“Se non si troverà, presto, un accordo con l'amministrazione su queste due questioni”, incalza Baluani, “siamo pronti a reagire con provvedimenti che faranno nortizia. Come altri esercenti, inoltre”, aggiunge, “anch'io sono contraria alla partecipazione di Riccione alla Notte Rosa; in quel week end, il Viale diventa infrequentabile, e porta “tipi umani” che non corrispondono al target del mio megozio. Sono convinta che se Riccione si sottaesse alla Notte Rosa, la sua 'distinzione' attrarrebbe nel 'Salotto' curiosi e amatori. Ma ci sono titolari,” conclude, “che non la pensano come me.”   
                                                                                             Giulia Ceccarelli

"La classe media scompare, così ora convivono firme ricche e povere"
RICCIONE- (gc) Non a tutti piace l' “humile” Kiko. Ma ad alcuni sì. Come ad Alberto Verni, titolare di Twin Set, che dichiara: “La classe media sta sparendo, ed è fisiologico che l'offerta del mercato si adegui al cambiamento sociale: per questo credo che rimarranno, fianco a fianco, negozi di 'profilo basso' e negozi di lusso. E il problema della concorrenza è destinato, per lo stesso motivo, a estinguersi; ogni cliente è destinato ad andare dove sa che le sue tasche gli permettono di comprare.
Inoltre,” spiega, “la globalizzazione fa si che tutti, 'ricchi' e 'poveri', siano abituati ad aspettarsi l'esistenza di determinate marche in un viale dello shopping: H&M, Oviesse, Geox e via discorrendo, che piacciano o no. Quindi è giusto che queste marche ci siano, basta che non costituiscano la totalità. Un esercizio come Kiko, ad esempio” dice Verni, “mi diverte. Il suo look frizzante è simpatico a vedersi, gli interni sono colorati e hanno espositori tutti da provare.”
Il titolare di Twin Set, inoltre, invita a separare l'errore dall'errante: “A patto di avere un teen-style accattivante, anche negozi di merce non eccelsa e di prezzi convenienti non fanno sfigurare le prime linee delle grandi firme. Se esse non vengono a Riccione,” conclude, “è perchè non si vigila abbastanza sul comportamento, il linguaggio e l'abbigliamento dei frequentatori del 'Salotto'”. 

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