giovedì 23 febbraio 2012

"Mio nonno e mio padre sparavano agli storni, ma io non posso"

Tempi duri per i cacciatori.....

pubblicato il 03/08/2011

 MONTEGRIDOLFO- (gc) “Prima mio nonno e poi mio padre sparavano abitualmente ai gruppi di storni che si avvicinavano alle vigne nel periodo della vendemmia. Perchè non posso farlo anch'io?” Così esordisce Gustavo Verricelli, coltivatore diretto di Montegridolfo, scagliandosi contro la delibera regionale, che prevede che lo storno, vero vandalo delle nostre campagne, sia respinto per mezzo di “sistemi dissuasivi incruenti” ed esclusivamente nel raggio di 100 metri dai confini dei terreni coltivati. Il signor Gustavo reputa inefficace il solo richiamo sonoro per tenere lontani i volatili: “Impaurirli con il fucile a piombini darebbe maggior risultato” conclude l'agricoltore. “Quest'anno ho subito ingenti danni ai raccolti di ciliege e mele, e temo che anche le prime uve autunnali possano essere compromesse dagli uccelli. Non sono l'unico: anche altra aziende agricole  del mio comune sono state danneggiate allo stesso modo.”
All'appello che proviene dalla frazione di Trebbio fa eco la Federcaccia di Rimini: “La Regione torni sui suoi passi. Lo storno deve essere contenuto in modo efficace in attesa di essere reintrodotto tra le specie cacciabili, secondo una tendenza prevalente nei paesi UE. Il parere dell' Ispra (Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale) non può essere ritenuto giuridicamente vincolante, mentre il danno economico causato da questi animali in Emilia Romagna è superiore a 480 mila euro; per predisporre gli atti necessari basterebbe un po' di buonsenso.” Ma questo, al contrario degli storni, pare essere ormai cosa rara.

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